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La Clique del 23 Dragoni
Questi strumenti musicali sono di concezione estremamente "rustica": il tamburo è costituito essenzialmente di due pelli animali tese su un cilindro metallico tramite due cerchi di legno e una corda mentre il piffero è un piccolo flauto traverso in legno con sei fori ed un'imboccatura, privo di chiavi (praticamente un tubo chiuso ad una estremità e dotato di alcuni buchi). Per questo motivo i pifferi hanno forti limiti cromatici che non li rendono adatti ad eseguire musiche di una certa complessità; inoltre la loro timbrica e la loro sonorità fanno sì che male si associno agli strumenti ad ancia, dal suono più morbido e delicato, impiegati in bande e orchestre "di intrattenimento" (consideriamo che trombe, tromboni, strumenti a pistoni e sassofoni non sono ancora stati inventati).
E' necessario a questo punto considerare un dettaglio importante: diversamente dall'uso che si fa comunemente di questo termine al giorno d'oggi, TAMBURO (tambour) non si usa per indicare lo strumento, che in francese è chiamato "caisse", ma il soldato musicista che lo suona, così come con la parola FIFRE si indica il soldato suonatore di piffero (il termine francese per indicare lo strumento è, in questo caso, lo stesso).
E' importante, per quanto detto sopra, distinguere la clique dalle cosiddette "musiche" (bande): con questo termine si intende indicare formazioni musicali d'intrattenimento (orchestre, bande di piacere) che, sebbene impiegate accanto alle armate in momenti particolari, sono composte per lo più da musicisti salariati che non vengono considerati alla stregua dei veri soldati tanto che (a differenza appunto di pifferi e tamburi) non sono segnati nei registri di reggimento.
Nonostante talvolta si pensi il contrario, in epoca napoleonica pifferi, tamburi e cornette (queste ultime nella cavalleria) esercitano ruoli essenziali nell'ambito dei reparti militari; sono infatti incaricati di regolare la disciplina, i servizi e le manovre. Durante spostamenti e parate accompagnano con la musica la marcia dei reggimenti; in guarnigione o al campo scandiscono i vari momenti della giornata, segnalano l'inizio e la fine dei servizi quotidiani, chiamano le adunate, annunciano eventuali comunicazioni, salutano gli ufficiali; durante i combattimenti, oltre a trasmettere alle truppe i comandi decisi dagli ufficiali tramite appositi segnali musicali (carica, ritirata ecc…), all'occorrenza possono essere impiegati come porta-ordini o porta-munizioni, oltre che per prestare un primo soccorso ai feriti.
Lungi pertanto dall'essere dei semplici "intrattenitori di reggimento", sono come tutti gli altri soldati obbligati ad osservare dei doveri e sottoposti all'ordine gerarchico.
Le loro occupazioni non sempre sono ben definite nei vari regolamenti militari che sono stati adottati dalla rivoluzione sino alla fine dell'epoca napoleonica (il periodo entro il quale è ambientata la nostra attività di ricostruzione storica), e ciò può far ritenere che loro si comportino liberamente nell'ambito del reggimento. Al contrario, la loro giornata è scandita da pratiche estremamente puntuali che, sebbene trasmesse per tradizione (oralmente), sono simili nei diversi reggimenti.
Quotidianamente, più tamburi sono designati a svolgere vari compiti o sono assegnati a squadre in servizio, come la guardia di reggimento, la "garde de police", il picchetto, pronti ad eseguire al momento giusto, dall'alba allo spegnimento dei fuochi, le numerose "batteries" e i segnali che regolano la vita militare di una guarnigione o di un accampamento; devono essere altresì pronti a suonare l'allarme oppure altri segnali di richiamo quando viene loro richiesto dagli ufficiali.